Buzzi (Direttore generale Archivi): «35 milioni per digitalizzare gli archivi e le mappe catastali»Buzzi (Direttore generale Archivi): «35 milioni per digitalizzare gli archivi e le mappe catastali»Buzzi (Direttore generale Archivi): «35 milioni per digitalizzare gli archivi e le mappe catastali»Buzzi (Direttore generale Archivi): «35 milioni per digitalizzare gli archivi e le mappe catastali»
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Buzzi (Direttore generale Archivi): «35 milioni per digitalizzare gli archivi e le mappe catastali»

29 Novembre 2021

Dal Pnrr sono in arrivo risorse per 35 mln per digitalizzare un patrimonio enorme e prezioso: quello degli Archivi di Stato e delle mappe catastali in essi contenute. A fare il punto con Adnkronos/Labitalia sulla situazione di uno dei settori cruciali, non solo per i Beni Culturali, ma anche per la vita economica del Paese (basti pensare che negli archivi si conservano le mappe catastali), è Anna Maria Buzzi, direttore generale Dga (direzione generale Archivi) del ministero della Cultura. “Già siamo ben dentro il Pnrr”, dice Buzzi ricordando che “gli Archivi di Stato sono presenti in ogni capoluogo di provincia, e sono oltre 100 su tutto il territorio, e in 33 località abbiamo anche delle sezioni di Archivio di Stato”. “Conservano la documentazione degli organi centrali degli antichi Stati pre-unitari e la documentazione degli organi periferici dello Stato unitario. L’Archivio Centrale dello Stato, che invece ha sede a Roma, conserva la documentazione delle amministrazioni centrali dello Stato Unitario”, sottolinea. Una presenza radicata sul territorio che custodisce una documentazione che si arricchisce sempre di più perché, spiega Buzzi, “gli uffici sia centrali che periferici ai sensi del Codice dei beni culturali, sono obbligati a versare rispettivamente all’Archivio centrale dello Stato e agli Archivi di Stato la documentazione agli affari esauriti da oltre 30 anni”. Difficile rendere l’idea della ricchezza custodita dagli archivi, e la dottoressa Buzzi ci prova con una metafora stradale: “Parliamo di km di documentazione. Negli archivi di Stato parliamo di una documentazione ad oggi stimata in 1.500 Km, cioè la strada dalle Alpi alla Sicilia. Ma se noi ricevessimo anche tutta la documentazione relativa alle pratiche esaurite da 30 anni e che dovrebbero riversarci (ma sono infatti molti anni che non riceviamo versamenti per mancanza di spazio), il numero dei km raddoppierebbe”. Questo è dunque lo scenario in cui si inserisce l’accelerazione alla digitalizzazione che dà il Pnrr con la Missione 1 C3, Turismo e Cultura 4.0, capitolo Misura 1 Patrimonio culturale per la prossima generazione, 1.1 Piattaforme e strategie digitali per l’accesso al patrimonio culturale. “In realtà noi abbiamo già iniziato da anni questo processo -dice Buzzi- e abbiamo già digitalizzato il 41% del patrimonio conservato dagli Archivi di Stato, percentuale molto importante e abbiamo presentato recentemente il nuovo Portale Antenati (www.antenati.san.beniculturali.it). Il Portale rende consultabili oltre 100 milioni di immagini e sono quasi 1,4 mln i registri digitalizzati. Quindi stiamo parlando di numeri veramente importanti. Quasi un milione sono gli utenti che si sono rivolti a questo Portale che ora sarà accessibile in 4 lingue: italiano, spagnolo, inglese e portoghese. Inoltre sarà possibile accedere al portale anche da tablet e cellulare in linea con le nuove tecnologie che consentono un accesso sempre più facilitato agli utenti”. “Non c’è altro portale -osserva il direttore generale Archivi del Mic- che abbia una dimensione analoga. Poi abbiamo il sistema informativo Siusa (Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche) e il Sistema Archivistico Nazionale (San) in cui confluiscono i dati già digitalizzati nei vari portali che abbiamo. Tutte le attività di digitalizzazione sono partite più di 10 anni fa”. Ma la strada da fare è ancora tanta, avverte: “Infatti abbiamo fatto tanto ma questo non vuol dire che sia sufficiente: tant’è che sui fondi del Pnrr per la digitalizzazione, che sono 200 mln assegnati al Mic, la Dg Archivi avrà 30 milioni che sono destinati alla digitalizzazione di quei fondi che sono maggiormente richiesti dagli utenti e soprattutto anche dai professionisti. Perché digitalizzeremo le mappe catastali e i registri”. Un elemento fondamentale per la vita produttiva tanto che, ricorda Buzzi, “durante la pandemia per consentire la presentazione delle pratiche del superbonus 110% mentre tutti gli uff pubblici erano chiusi e lavoravano da remoto gli Archivi di Stato sono rimasti aperti, in virtù di un provvedimento legislativo”. “Cominceremo a digitalizzare con le risorse del Pnrr proprio questi fondi -annuncia Buzzi- solo che 30 mln ci consentono di digitalizzare soltanto i fondi e le mappe e i registri conservati negli Archivi di Stato capoluogo di regioni. Quindi saranno 20 gli Archivi di Stato digitalizzati. Un altro finanziamento di 5 mln ci consentirà di intervenire su ulteriore 10 Istituti archivistici selezionati sulla base dell’importanza dei fondi conservati. Diciamo, quindi, che in totale sulla digitalizzazione oltre all’impegno che già la Direzione con i fondi propri mette a disposizione, 35 mln li distribuiremo per la digitalizzazione delle mappe catastali che sono i documenti che maggiormente si deteriorano con la consultazione e sono maggiormente sottoposti all’usura perché molto richiesti”. Un fattore decisivo anche per la prossima riforma del catasto. Digitalizzare l’immenso patrimonio archivistico italiano rimane una sfida epocale. Basti pensare che scansionare e mettere on line un solo Archivio è operazione ben più complessa del digitalizzare il patrimonio di un Museo. “Si pensi – osserva Buzzi- che nessun Paese al mondo ha mai fatto un’opera massiccia di digitalizzazione come quella che stiamo facendo noi. Mediamente un Istituto grande come Genova necessita solo per le mappe catastali e registri di 900.000 euro. Figuriamoci a Roma e Napoli cosa ci vuole”. “I fondi del Pnrr verranno gestiti per il Mic dalla Digital Library. L’importante è che i fondi arrivino e che i lavori vengano fatti. Mi rassicura che i tempi del Pnrr sono certi e hanno tempi rapidissimi. Certamente il nostro sogno è riuscire a digitalizzare tutto, cosa per ora impossibile, ma siamo sulla buona e giusta strada”, dice. Accanto a questa massiccia opera di digital transformation, si lavora anche per far conoscere sempre di più il patrimonio archivistico nazionale. “Ci stiamo impegnando molto sulla valorizzazione e promozione delle attività dei nostri Archivi -racconta Buzzi- che sono già abbastanza conosciuti grazie alle 17 scuole di Archivistica Paleografia e Diplomatica (Apd). E vale la pena di ricordare che, nonostante la pandemia, gli archivi sono rimasti aperti e le scuole hanno continuato a lavorare a distanza. Abbiamo proposto dei temi unitari per tutti gli archivi in occasione della Domenica di Carta, l’iniziativa promossa dal ministero della Cultura per valorizzare l’immenso e prezioso patrimonio archivistico e librario custodito nelle biblioteche e negli archivi dello Stato. E ci siamo concentrati su ‘Epidemie ed antichi rimedi tra le carte d’archivio’ per far capire a chi non ci conosce quanto è importante la storia che conservano gli archivi e che, spesso, è molto vicina a noi, più di quello che ci immaginiamo”. “Abbiamo raccolto tutte le testimonianze conservate negli archivi di Stato su come si curavano le pandemie nei secoli passati. Ne è risultato un volume, che è un singolare e avvincente viaggio nel nostro passato, con la scoperta che la pandemia si curava nello stesso modo di adesso: distanziamento, isolamento, mascherine e disinfezione”, ricorda la direttrice generale Archivi del Mic. Il volume sarà presentato il 16 dicembre alle 11.30, al Complesso S. Michele a Roma, alla presenza del ministro della Cultura, Dario Franceschini, e del direttore dell’Istituto delle Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, Francesco Vaia.

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