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Sindacati: «Sì al Patto per il Paese», parte la sfida per i contratti

24 Agosto 2020

Subito un Patto sociale per il Paese, cominciando dal rinnovo dei contratti, pubblici e privati. I sindacati spingono per definire e realizzare un progetto di rilancio economico ed occupazionale, che riporti l’Italia sulla strada della ripresa, condiviso da parti sociali e governo, ma con Confindustria parte la sfida sulla contrattazione. L’appuntamento e’ fissato lunedi’ 7 settembre, per l’incontro, il primo dopo i cambi al vertice di Confindustria e Uil e l’emergenza Covid, tra il presidente di viale dell’Astronomia, Carlo Bonomi, ed i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri. Sul tavolo diversi temi: dai contratti alla riforma degli ammortizzatori sociali fino alle politiche attive del lavoro. “Facciamo tutti insieme un grande Patto per l’Italia. Lavoriamo con spirito di coesione nazionale”, altrimenti il rischio e’ una “crisi irreversibile”, afferma Bonomi, intervistato dal direttore de “La Stampa”, Massimo Giannini. Per il leader degli industriali “un milione di posti di lavoro bruciati resta un numero molto credibile” e sui contratti rimarca che “siamo i primi a volerli rinnovare. Ma chiediamo che chi sottoscrive i patti poi si impegni a rispettarli”. Pronta la replica della segretaria generale della Cisl: “Credo che faccia bene Bonomi a chiedere al governo di attivarsi subito per un Patto sociale forte per la crescita e l’occupazione, a partire dal tema dei giovani – premette -. Vedo ancora rigidita’ sulla questione dei contratti e spero che l’incontro del 7 settembre faccia chiarezza, che si confermi la volonta’ di mettere al centro la contrattazione e si inizi a lavorare seriamente. Basta battute ad effetto sui giornali, oggi e’ il momento di attivare confronti seri e produttivi”, dice Furlan. A proposito del Patto per la fabbrica firmato due anni fa, “quell’accordo va rispettato da tutti perche’ definisce bene come si fanno i contratti e la loro importanza per la crescita del Paese”, sottolinea ancora. Da parte sua, Confindustria, come aveva affermato a inizio agosto il vicepresidente per il lavoro le relazioni industriali, Maurizio Stirpe, in un’intervista al Sole24Ore, sostiene che “il sindacato fa richieste al di fuori dei principi stabiliti insieme nel Patto della fabbrica” e che il contratto nazionale “deve rispettare l’andamento dell’indice Ipca per definire il trattamento economico minimo”. Si’ al Patto, ma cominciando dai contratti, e’ la via rimarcata dalla Uil. “Apprendiamo con favore che anche il presidente di Confindustria e’ propenso a un Patto per il Paese: noi lo proponiamo da mesi. Il problema, come sempre, e’ nei contenuti. Noi pensiamo che occorra valorizzare il lavoro di chi, nonostante le eccezionali difficolta’, ha mantenuto a galla il sistema delle imprese, dei servizi e della Pa. Cominciamo, dunque, dal rinnovo dei contratti per milioni di lavoratrici e di lavoratori”, afferma Bombardieri. Il numero uno della Uil ricorda che “tanti aspettano di vedere riconosciuto questo loro diritto da anni. Anche da li’ parte il rilancio del Paese che ha, ovviamente, bisogno di investimenti in infrastrutture, reti, istruzione, sanita’, pubblico impiego”. Una questione su cui era tornato, dal Meeting di Rimini, anche Landini: “Molti contratti vanno rinnovati, ma Confindustria ha scelto di non rinnovarli. Deve decidere se intende investire nella relazioni oppure no”. Per tutti, comunque, e’ necessario il confronto. “Solo un dialogo costruttivo che conduca a decisione giuste ed economicamente efficaci puo’ scongiurare il rischio dello scontro sociale”, avverte Bombardieri.

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