Coinvolgere le istituzioni, “aprire un tavolo al Mise” per avviare un confronto che consenta di giungere a un nuovo accordo per garantire il futuro dello stabilimento Bosch di Bari e dei suoi 1700 dipendenti. E’ questa la richiesta che i sindacati hanno rivolto oggi ai vertici aziendali, nel corso di un incontro a Roma. In particolare, i sindacati hanno posto l’accento sulla necessità di puntare su nuove produzioni. “A Bosch abbiamo chiesto di agire su due fronti verso lo stabilimento di Bari: innanzitutto attivare una politica di solidarietà infragruppo e in prospettiva immaginare nuove missioni industriali nell’ambito della transizione energetica auspicabilmente coinvolgendo le Istituzioni pubbliche”, spiegano Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm, e Riccardo Falcetta, segretario Uilm di Bari. “Per quanto riguarda la solidarietà infragruppo, pensiamo – spiegano Ficco e Falcetta – che sia giusto prima saturare gli stabilimenti Bosch e solo dopo assegnare lavoro a terzisti. Ma oggi accade il contrario e dunque chiediamo che a Bari possano essere allocate produzioni oggi date all’esterno. La Direzione aziendale ci ha detto di condividere in linea di principio la nostra proposta, ma chiediamo di arrivare ad un accordo formale e poi ad azioni concrete dall’impatto occupazionale apprezzabile”. “Per quanto riguarda la transizione energetica – proseguono Ficco e Falcetta – chiediamo alla Direzione del gruppo di immaginare nuove missioni produttive compatibili con quel processo che nel bene e nel male l’Unione europea ha deciso di intraprendere. Può darsi che la stessa UE debba in futuro rivedere alcune sue prese di posizione sulla elettrificazione, ma intanto il diesel perde quote di mercato e nel 2035 in teoria dovrebbe cessare la commercializzazione dei motori endotermici. Il gruppo Bosch ha grandi competenze e sta effettuando grandi investimenti, e lo stabilimento di Bari merita di beneficiarne per ciò che ha fatto in passato e per le professionalità che tuttora esprime. L’e-bike è stata una scelta positiva ma insufficiente per le dimensioni della fabbrica di Bari. Confidiamo che anche la sinergia con il centro ricerche possa aiutare ad aprire nuove possibilità”. “Ad ottobre 2022 – concludono Ficco e Falcetta – scade l’accordo vigente e dunque è essenziale avviare un confronto per cercare di raggiungere un nuovo accordo che offra garanzie produttive e occupazionali”. Sulla stessa lunghezza d’onda il Segretario nazionale Fim Cisl Ferdinando Uliano e il Segretario generale Fim Cisl Bari, Donato Pascazio. “Nello stabilimento di Bari sono occupati oltre 1700 dipendenti che sono impiegati in 9 diverse tipologie di produzione, circa l’85% di queste sono legate alle motorizzazioni diesel e benzina che, stante la situazione delle limitazioni europee su inquinamento, termineranno entro il 2035. Un impatto occupazionale enorme per qualsiasi territorio, devastante per un territorio del sud del nostro Paese”, evidenziano i due sindacalisti. Anche per la Fim Cisl è necessario prevedere due linee di intervento: “la prima è interna al Gruppo Bosch per attuare modalità di solidarietà interna al Gruppo, prevedendo la possibilità, come fatto in passato con il sostegno di tutte le organizzazioni sindacali, di valutare le produzioni in eccesso in altri siti per allocarli presso lo stabilimento di Bari; la seconda verso il governo del nostro Paese, sollecitando urgentemente la convocazione del tavolo di crisi di Bosch presso il MiSE, per verificare le possibilità di riconversione industriale per garantire il futuro allo stabilimento di Bari e agli oltre 1700 lavoratori”. “Il PNRR – proseguono i due sindacalisti – ha a disposizione fondi per la transizione e energetica e la mobilità, serve che il gover…
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