Puglia, il granaio d’Italia tra gelate e siccità: stimato calo del 45 per cento del raccoltoPuglia, il granaio d’Italia tra gelate e siccità: stimato calo del 45 per cento del raccoltoPuglia, il granaio d’Italia tra gelate e siccità: stimato calo del 45 per cento del raccoltoPuglia, il granaio d’Italia tra gelate e siccità: stimato calo del 45 per cento del raccolto
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Puglia, il granaio d’Italia tra gelate e siccità: stimato calo del 45 per cento del raccolto

23 Giugno 2021

Puglia, il granaio d'Italia tra gelate e siccità stimato calo del 45 per cento del raccolto

Con l’inizio della trebbiatura in Puglia, il granaio d’Italia, prende il via la raccolta del grano stimata in calo del 45% a causa del clima pazzo con le gelate prima e la siccità dopo che ha dimezzato le rese fino a 12 quintale per ettaro, mentre la qualità risulta eccellente. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti Puglia che annuncia il via della trebbiatura nella regione della Penisola con la maggiore produzione di grano grazie ad oltre 360mila ettari coltivati. In provincia di Bari il calo della produzione a causa degli eventi estremi è verticale con punte che superano il 60%, mentre a Foggia – rende noto la Coldiretti Puglia – la situazione è molto variegata tra zone irrigue e non irrigue, dove comunque hanno inciso gelate e siccità e si stima una diminuzione fino al 35% della produzione di grano.
“Le migliori varietà di grano duro selezionate, da Emilio Lepido a Furio Camillo, da Marco Aurelio a Massimo Meridio fino al Panoramix e al grano Maiorca, sono coltivate dagli agricoltori sul territorio pugliese che produce più di 1/4 di tutto il frumento duro italiano. L’allarme globale provocato dal Covid ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza”, spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. La Puglia è il principale produttore italiano di grano duro, con 360.000 ettari coltivati e 9.990.000 quintali prodotto e valore della filiera della pasta in Puglia pari a 542.000.000 euro. “La domanda di grano 100% Made in Italy si scontra con anni di disattenzione e abbandono che nell’ultimo decennio – aggiunge il presidente Muraglia – hanno portato alla scomparsa di 1 campo su 5 dopo con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati con effetti dirompenti sull’economia, sull’occupazione e sull’ambiente, dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore nel nostro Paese”.
A colpire i campi regionali non sono solo i cambiamenti climatici che – evidenzia la Coldiretti Puglia – hanno provocato una riduzione delle rese, ma anche l’allarme incendi. “In provincia di Foggia i nostri agricoltori stanno trebbiando con grande lena per evitare il rischio fiamme che è sempre in agguato. Se di originare naturale, dolosa o per mano di piromani, dal 20 maggio al 20 giugno sono state 70 le chiamate d’intervento ai Vigili del Fuoco per spegnare gli incendi in campagna”, insiste Pietro Piccioni, delegato confederale di Coldiretti Foggia. Una situazione aggravata dalla concorrenza sleale delle importazioni – ricorda la Coldiretti Puglia – che con l’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada (CETA) nel 2020 le importazioni di grano canadese in Italia sono aumentate del 70% rispetto all’anno precedente per un totale di circa 1,7 miliardi di chili ma il problema – conclude la Coldiretti – riguarda anche fagioli, lenticchie e ceci provenienti soprattutto da Paesi come gli Stati Uniti e il Canada dove vengono fatti seccare proprio con l’utilizzo del glifosato. Infatti secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ l’82% degli italiani con l’emergenza coronavirus sugli scaffali cerca prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio. Una tendenza confermata dal successo della campagna #mangiaitaliano promossa da Coldiretti e Filiera Italia che ha coinvolto industrie e catene della grande distribuzione. Una svolta patriottica favorita anche dall’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta sotto il pressing delle battaglie degli agricoltori della Coldiretti. Le industrie di trasformazione stanno quindi adeguando gli approvvigionamenti e le proprie linee di produzione anche attraverso accordi di filiera. “Gli agricoltori per una giusta remunerazione sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro in Puglia dove è vietato l’uso del glifosate in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada ed in altri Paesi. Sarebbero improbabili e dannosi per il tessuto economico del territorio percorsi di abbandono e depauperamento dell’attività cerealicola che deve puntare sull’aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale”, argomenta Piccioni. In questo contesto – sottolinea la Coldiretti – un segnale importante viene dal moltiplicarsi di marchi di pasta che garantiscono l’origine nazionale al 100% del grano impiegato, impensabile fino a pochi anni fa. Ci sono quindi le condizioni per rispondere alle domanda di italianità dei consumatori ed investire sull’agricoltura nazionale che è in grado di offrire produzione di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che – conclude la Coldiretti Puglia – valorizzino i primati del Made in Italy e assicurino la sostenibilità della produzione in Italia. Un impegno importante per garantire la sovranità alimentare del Paese e ridurre la dipendenza dall’estero in un momento in cui l’emergenza coronavirus ha evidenziato tutte le criticità del commercio internazionale.

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