Il decreto Ristori nel 2020 “destina poco piu’ di 4 miliardi alle imprese interessate dal Dpcm del 24 ottobre (di cui oltre 3 miliardi attraverso maggiori spese e poco meno di un miliardo attraverso riduzioni di entrate)” e “definisce maggiori spese per circa 0,8 miliardi nel 2020 a favore delle categorie di lavoratori” colpiti dalle restrizioni, in particolare del turismo e dello spettacolo, ma anche dello sport. Lo scrive la Banca d’Italia nella memoria sul provvedimento inviata alla commissioni Bilancio e Finanze del Senato, sottolineando che le coperture derivano per 2 miliardi da “spese inferiori alle attese per le indennita’ a favore di lavoratori autonomi e di settori specifici, per il reddito di ultima istanza e per le indennita’ a favore dei lavoratori domestici (un miliardo), nonche’ dalla rimodulazione del credito d’imposta sui servizi offerti dalle imprese turistiche e ricettive (0,9 miliardi)”. Altri 3,3 miliardi, come spiega la relazione tecnica “senza fornire la stima dei risparmi attribuibili a ciascuna misura” sono invece gia’ “inclusi nel quadro tendenziale” e “riguardano diversi crediti d’imposta (fra i quali quelli su DTA, sui canoni di locazione degli immobili non residenziali, sull’acquisto di veicoli a bassa emissione), il premio per i lavoratori dipendenti presenti in azienda nel mese di marzo e i trattamenti di integrazione salariale”. “Le agevolazioni – osserva via Nazionale – sono giustificate dalla necessita’ di contrastare gli effetti sui bilanci delle imprese e sull’economia dell’aggravarsi della crisi pandemica e dei provvedimenti indispensabili a contrastarla. I provvedimenti hanno natura emergenziale; in prospettiva, andra’ evitato che un loro prolungamento oltre quanto richiesto dalla durata della crisi, possa ostacolare la riallocazione dei fattori produttivi tra settori e imprese”.