Perché in Italia non ci sarà una nuova Iri.   Cosa differenzia il ruolo che lo Stato ha oggi nell’economia dalla “creatura complessa” che ha caratterizzato per decenni l’economia italiana. Intervista dell’Agi a Giuseppe Berta, docente dell’Università BocconiPerché in Italia non ci sarà una nuova Iri.   Cosa differenzia il ruolo che lo Stato ha oggi nell’economia dalla “creatura complessa” che ha caratterizzato per decenni l’economia italiana. Intervista dell’Agi a Giuseppe Berta, docente dell’Università BocconiPerché in Italia non ci sarà una nuova Iri.   Cosa differenzia il ruolo che lo Stato ha oggi nell’economia dalla “creatura complessa” che ha caratterizzato per decenni l’economia italiana. Intervista dell’Agi a Giuseppe Berta, docente dell’Università BocconiPerché in Italia non ci sarà una nuova Iri.   Cosa differenzia il ruolo che lo Stato ha oggi nell’economia dalla “creatura complessa” che ha caratterizzato per decenni l’economia italiana. Intervista dell’Agi a Giuseppe Berta, docente dell’Università Bocconi
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Perché in Italia non ci sarà una nuova Iri. Cosa differenzia il ruolo che lo Stato ha oggi nell’economia dalla “creatura complessa” che ha caratterizzato per decenni l’economia italiana. Intervista dell’Agi a Giuseppe Berta, docente dell’Università Bocconi

21 Ottobre 2020

In Italia non ci sarà una nuova Iri, non quella degli anni Ottanta. Ne è convinto lo storico dell’economia Giuseppe Berta, che con l’AGI commenta il riaccendersi del dibattito tra imprese e governo sul ruolo dello Stato in economia dopo che oggi, durante l’assemblea annuale dell’Ance, il presidente Gabriele Buia ha paventato “il ritorno di una nuova Iri, con effetti distorsivi per la concorrenza”

Paure alle quali ha risposto il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, che ha definito “un valore aggiunto” il ruolo del pubblico in economia. Per Berta questo rischio non c’è. Se l’Iri, ragiona il docente di storia dell’Università Bocconi, univa alla presenza del pubblico una buona capacità di indirizzo dell’economia, oggi assistiamo invece al ritorno di una “una forte presenza dello Stato, ma senza alcuna capacità di comprendere le dinamiche economiche e di indirizzare la propria azione”.

“L’Iri”, ricorda Berta, “era una creatura complessa, che univa all’intervento pubblico una capacità complessiva di direzione. Oggi manca questa intelligenza di indirizzo”. Un’intelligenza che il pubblico ha perso nel tempo, spiega l’economista, “a partire dagli anni Novanta, quando si è dovuta ridurre la presenza dello Stato nell’economia, ma al contempo lo si è privato di specializzazioni e competenze”.

Eppure, rileva il docente, “la base operativa del pubblico è rimasta sempre lì. Lo Stato è ancora un gigante, ma rispetto a prima ha una testa molto piu’ piccola. Ha solo ridotto la propria intelligenza e la propria capacità di visione”. E questa, per Berta, “è la contraddizione fondamentale che vive l’Italia: lo Stato ha ancora una presenza invasiva in economia, ma del tutto inefficace”. Il ritorno del pubblico come vettore di indirizzo dell’economia è un fenomeno che, precisa Berta, “riguarda in realtà tutti i Paesi, non solo l’Italia”.

Una tendenza accelerata dalla pandemia da coronavirus. Ma l’Italia ha una specificità rispetto ad altri Paesi: “Lo Stato italiano non è mai chiaro negli orientamenti, nè nei capisaldi del suo intervento. Lo si vede chiaramente nel caso Alitalia, dove il pubblico non riesce a rilanciare l’azienda, nonostante gli annunci ricorrenti, e questo perché senza competenze è impossibile ottenere dei risultati”. Una contraddizione dalla quale, spiega Berta a conclusione del suo ragionamento, è possibile uscire in un solo modo: “Introdurre un criterio opposto. Ridurre la presenza materiale dello Stato, ma ampliare la capacità di comprensione dei fenomeni economici”.

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